Due mesi fa, ho realizzato l’edizione pilota “Tablet Classroom” di un’Academy di un grande gruppo multinazionale, con cui collaboro da tempo.
Spinti dalla riceda di efficenza e innovazione si sono dotati di aule digitali con “zero carta”. In aula, ciascun partecipante dispone di un tablet, è presente una eBoard (grande schermo touch sostituto evoluto della flip-chart) e il Trainer dispone di un tablet con specifiche funzioni. Il sistema è governato da un’App che si integra al CMS aziendale.
Poter utilizzare in aula un sistema di condivisione contenuti attraverso “piattaforme personali” quali sono i tablet, apre a prospettive inedite e stimolanti per la didattica e per l’innovazione di sistemi e processi di learning e knowledge management.
Cosa cambia per i Partecipanti
La possibilità di lavorare con un device che è collegato al proprio account aziendale, consente ai partecipanti di lavorare su materiali “personali”. Anche se si tratta di file messi a disposizione del docente, il partecipante può personalizzarli con appunti e schemi, può organizzarli e può integrarli con propri contributi. Di fatto, prende parte alle attività d’aula giocando una nuova funzione di autorialità. E’, infatti, in grado di condividere propri materiali relativi all’attività di tutti i giorni, cortocircuitando l’esperienza di apprendimento con l’esperienza on-the-job.
Dal punto di vista del partecipante, il prima e il dopo l’evento formativo d’aula diventano momenti meno separati. Il partecipante, infatti, può preparare dei contenuti da portare in aula anche prima del corso e, successivamente alle giornate d’aula, può ritrovare il materiale acquisito e prodotto nel lavoro con i colleghi e con il docente.
L’apprendimento è così potenziato in quanto la possibilità di operare un’elaborazione personale dei contenuti, produrre materiali, organizzarli secondo le proprie mappe mentali si traduce in un livello di engagement più alto rispetto ad aule tradizionali. Inoltre, l’apertura verso contenuti e contesti professionali favorito dall’integrazione dei materiali prima e dopo, rende il partecipante più attivo nel corso del lavoro d’aula, e in grado di determinare lui stesso il confronto e lo scambio coi colleghi.
Si apre, inoltre, la concreta possibilità di gestire i prodotti di tutte le esperienze di apprendimento (formali, informali, collaborative e on-the-job) secondo le logiche del personal knowledge management.
Cosa cambia per il Docente
E’ il Docente che deve cambiare il suo modo di essere Docente. Al di là della provocazione, sono due gli assi sui quali il Docente deve cambiare se vuole sfruttare tutte le potenzialità di questi sistemi.
Il primo è relativo ai contenuti e alla progettazione didattica. E’ vincente un approccio che tenga conto della potenzialità del partecipante nel co-costruire i contenuti del corso. L’esperienza che ho fatto conferma che oggi le persone hanno grande dimestichezza con l’uso di tablet e smartphone, hanno una certa consuetudine nel produrre contenuti e sono in grado di sentire come personali i materiali cui accedono e gestiscono attraverso un tablet.
Il Docente, pertanto, in fase di progettazione deve puntare a:
- offrire un ampio “ambiente” di contenuti, non solo programma e materiali del corso
- adottare una logica “open”, integrando materiali e contenuti resi disponibili dai partecipanti
- prevedere la co-costruzione di contenuti ed elaborati nuovi finalizzati all’immediata applicazione on-the-job
- gestire efficacemente più media
Il secondo asse è relativo alla relazione d’aula. Ciò che temevo prima del corso era il rischio che le persone si concentrassero su ciò che potevano trovare sul proprio device, distogliendo attenzione e partecipazione al confronto e allo scambio in aula. Questo non è successo. Ha fruttato l’esperienza maturata in altri progetti nei quali la relazione era mediata (in toto o in parte) da tecnologie. Mi riferisco alle molte aule virtuali e alle esperienze di attività con grandi gruppi in cui ho previsto l’uso di piattaforme di social collaboration in alcune fasi per consentire ai sottogruppi una ricca e continua interazione e scambio.
E’ importante essere consapevoli della necessità modificare la conduzione del lavoro, gestendo in modo sinergico e coerente il canale relazionale “classico” e il canale “tecnologico”, ossia scegliendo opportunamente tempi e modalità di attivazione e coinvolgimento su entrambi i canali. Lo stile di conduzione, inoltre, deve frequentemente portare i partecipanti a giocare un ruolo attivo e (di nuovo) autoriale, coerentemente alle “azioni” permesse dalla tecnologia.
Obiettivi, messaggi, multimedialità, canali, caratteristiche personali, contenuti sono tutti fattori che il docente deve gestire e – soprattutto – armonizzare in ogni istante del lavoro d’aula.
Cosa cambia per l’Academy (o la Funzione HR)
La gestione di attività formative supportate da un sistema che unisce CMS con tablet per i partecipanti, offre la possibilità di aprire alla produzione/uso di contenuti prima e dopo l’aula. La produzione dei contenuti, quindi, può avvenire da parte dei Docenti, ma anche da parte dei Knowledge Owner interni all’organizzazione, anche non direttamente coinvolti nel corso. Ad esempio, l’attività d’aula può essere costruita intorno a contenuti preparati o resi disponibili in tempo reale attraverso documenti personali da parte dei partecipanti, dei Docenti o altri Esperti prima identificati. Questo appare particolarmente utile per la formazione tecnica su temi per i quali vi è in Azienda un know how distintivo e di eccellenza.
Può, quindi, essere realizzata una maggior sinergia tra il processo formativo e il processo di lavoro on-the-job. I partecipanti, attraverso il proprio account aziendale hanno sulla stessa piattaforma materiali di lavoro e materiali relativi all’attività formativa. La progettazione di un processo formativo – e del relativo ecosistema informatico e culturale – che ha al centro il partecipante, offre l’opportunità di creare una Learning Community nella quale stimolare confronto e scambio su problemi, sfide e criticità professionali. Queste conversazioni devono essere gestite secondo un approccio di Community Management da chi è a capo della struttura di Formazione consentono di indirizzare l’attività formativa, restituendo ai partecipanti un’esperienza di apprendimento più “viva” e piena di senso per loro stessi. Il processo della Learning Community può precedere un momento d’aula centrato su task professionali, secondo la metodologia della Flip-Classroom. In questo modo l’organizzazione può di fatto intraprendere il percorso verso modalità di lavoro tipiche della Social Organization.